L’aumento dei costi dell’energia, delle emissioni in atmosfera e dei noleggi marittimi, insieme ai rincari delle materie prime e dei pallet stanno minacciando l’industria ceramica italiana. Altro problema è l’impossibilità di garantire ai clienti tempi ragionevoli e certi di spedizioni e consegne. Già prima della pandemia, il distretto delle piastrelle di Sassuolo denunciava gap competitivi che avrebbero fatto diminuire la produzione e spazzato via 7 mila posti di lavoro.
Nel primo trimestre 2021 la domanda è tornata ad aumentare con un +19% sul mercato locale e un +9% oltreconfine. Sul mercato americano, però, stiamo perdendo colpi a favore dei ceramisti spagnoli. I rincari nelle rotte verso il Nord America, infatti, si aggirano intorno all’80%. Questo rende la situazione insostenibile per l’industria ceramica del nostro Paese, che si sfoga denunciando asimmetrie della ripartenza dell’economie mondiale e l’imperfetta circolazione dei container, concentrati in poche aree del mondo. Inoltre, fa sentire la sua voce contro le politiche aziendali delle grandi compagnie di trasporto marittimo, che privilegiano tratte maggiormente redditizie.
Confindustria Ceramica, insieme alla Federazione Europea CerameUnie, sta sollecitando l’intervento del Governo nazionale e della Commissione europea per un riesame delle condizioni concorrenziali delle compagnie marittime. Inoltre, è polemica sul sistema comunitario per ridurre le emissioni di anidride carbonica, che ha portato a oltre un raddoppiamento dei prezzi di CO2. Tutto questo, afferma il presidente di Confindustria Ceramica, Savorani, senza un reale interesse per la sostenibilità, ma mera speculazione sui titoli.
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