Negli ultimi anni, le nuove forme di business hanno fatto sorgere una nuova tipologia di lavoro di carattere non continuativo e on-demand, generalmente indicata come gig-economy. Stando al rapporto annuale dell’Inps, in Italia sono circa 700 mila i gig-worker tra baby-sitter, rider, artigiani, addetti alle pulizie, ecc…

Queste nuove forme lavorative, tuttavia, presentano non poche difficoltà per quanto riguarda la regolamentazione dei rapporti di lavoro. Prendiamo, ad esempio, la sottocategoria rider tra i gig-worker. Le difficoltà di articolare i loro rapporti di lavoro nascono, in primo luogo, dalla molteplicità dei soggetti coinvolti (lavoratori, ristoranti, piattaforme, clienti). A questo si aggiunge la possibilità di sovrapposizioni e interrelazioni tra i lavori svolti, che potrebbero dare luogo a diverse forme assicurative e previdenziali.

La pandemia ha reso ancora più chiaro quanto sia necessario raggiungere un equilibrio che garantisca flessibilità, costi contenuti, ma anche garanzie sociali. È quindi di fondamentale importanza l’integrazione informativa e il controllo della filiera, per garantire l’applicazione di tutte le misure volte a garantire la sicurezza dei lavoratori e assicurare i livelli minimi di protezione.

A questo proposito, l’Inps ha organizzato alcuni workshop di co-creazione con partner istituzionali e privati durante i quali si è progettato un Registro digitale per rider e piattaforme dove registrare tutti gli attori coinvolti e raccogliere eventi e dati di processo relativi ai rapporti e alle modalità di svolgimento del lavoro. In questo modo si garantisce una gestione trasparente e la compliance della flessibilità, dell’intermittenza e delle tutele previdenziali ed assicurative.

Per approfondimenti consultare: https://www.adnkronos.com/inps-tra-baby-sitter-rider-e-artigiani-in-italia-attivi-700mila-gig-worker_5k3y8gUTAuRQoLLlWu5Z5n?refresh_ce