Negli ultimi anni i consumatori hanno sviluppato sempre più sensibilità per l’ecosostenibilità e un’alimentazione sana, contribuendo così alla crescita del settore bio. Nel 2020, ad esempio, il fatturato dei prodotti bio si attesta a 4,6 miliardi di euro. A crescere maggiormente sono gli e-commerce dedicati, mentre i negozi fisici hanno registrato un calo del 4%.
I prodotti bio sono aumentati considerevolmente nelle case degli italiani, anche se restiamo ancora sotto la media europea rispetto a paesi come Francia e Germania. Va fortissima, però, l’esportazione dei prodotti bio italiani: siamo secondi solo agli Stati Uniti. Il fatto che la maggior parte delle aziende biologiche italiane siano di piccole dimensioni non ci permette ancora di competere con il mercato estero. Tuttavia, possiamo contare sul grande aiuto della marca del distributore. Infatti, la diffusione di prodotti biologici nella GDO permette anche agli imprenditori minori di raggiungere canali di distribuzione importanti con contratti a lungo termine.
Altra questione importante riguarda l’etichettatura dei prodotti. Dal 2022, nei Paesi UE entrerà in vigore il Nutriscore, che mira a creare un sistema uniforme di etichettatura a sostegno di uno stile di vita sano. Il sistema si basa su semafori che vanno dal verde per i cibi più salutari al rosso per i prodotti che lo sono di meno.
Per quanto riguarda le opportunità di export, quindi, il settore biologico rappresenta un campo fertile per le aziende italiane, che possono contare sulla marca del distributore per aggirare i rischi dell’esportazione diretta. L’attenzione deve essere tutta concentrata sulla legislazione e i regolamenti in merito all’etichettatura nei Paesi target.
Per approfondimenti consultare: https://www.exportiamo.it/settori/1272/biologico-e-marca-del-distributore-un-binomio-vincente-per-l-export/