Israele si rivela un ambiente favorevole per le start-up e vale la pena considerarlo se si ha intenzione di espandere il proprio business all’estero. Si tratta di un Paese dalle dimensioni piuttosto ridotte e con scarsa disponibilità di materie prime, che conta su un mercato interno ristretto. Tuttavia, seppur in uno scenario economico ostile, Israele ha saputo trovare una soluzione alternativa verso lo sviluppo nell’innovazione e nella ricerca.
Con un’età media molto bassa (soli 28,3 anni) e un tasso di disoccupazione di appena 0,08%, Israele è un ambiente vivace e innovativo, ideale per la nascita e la crescita di nuove start-up. Di fatto, Israele è il primo Paese nel campo dell’innovazione e della Ricerca e Sviluppo, nonché settimo nel Global Innovation Ranking. Uno dei punti di forza dell’innovazione israeliana è la sua multisettorialità. Non si concentra, infatti, su una sola industria, ma copre vari settori, come Cybersecurity, Water energy, sanità, Automotive e molti altri. Questo aspetto contribuisce ulteriormente a rendere l’ambiente favorevole per le start-up, che possono spaziare tra più settori senza stravolgere del tutto le proprie risorse.
Ad investire in Israele sono principalmente gli Stati Uniti e il Canada (36%), mentre l’Europa e i Paesi asiatici rappresentano ancora una quota ridotta. Le start-up italiane che volessero affacciarsi a questo Paese hanno la possibilità di accedere a molteplici acceleratori israeliani, ottimi per quelle realtà già avviate che hanno bisogno di un boost per crescere. Ogni anno, ICE Agenzia lancia il bando Global Innovative Startup, grazie al quale alcune startup italiane selezionate possono usufruire di un finanziamento a fondo perduto per accelerare il proprio processo di internazionalizzazione con acceleratori israeliani per dieci settimane. Per quest’anno, il bando è da poco scaduto, ma conviene stare in guardia per le prossime aperture.
Per approfondimenti consultare: https://www.exportiamo.it/settori/1278/israele-ha-fame-di-startup-innovative/